[ITA] [“Per Primo”] Cari CIO, siete proprio sicuri di voler sfidare la legge di gravità?

Leggo ogni giorno articoli di analisti che si dichiarano sempre più dispiaciuti per le sorti dell’IT in azienda. Una volta, il CIO era il sovrano indiscusso della sua parte dell’impresa. Niente nel suo ambito si poteva muovere senza che lui dovesse intervenire e autorizzare. Adesso invece, le business unit spesso aggirano le restrizioni imposte dall’IT interno e fanno ciò semplicemente perché pensano di poter ottenere servizi più aderenti alle proprie aspettative, realizzati più velocemente ed in tempi ben definiti. E chi è il loro complice preferito? Certamente è la tecnologia Cloud. E quindi la percezione comune è diventata che “non utilizzare il cloud è un po’ come combattere la forza di gravità”. Insomma è un qualcosa che, prima o poi, è inevitabilmente condannato a fallire.

Sconfiggere la forza di gravità

L’analista Stephen O’Grady dell’azienda di consulenza Redmonk ha scritto che “la convenienza trionfa quasi sempre su quasi tutto” e questo sembra certamente sempre più vero quando si tratta di parlare dell’adozione del cloud. Non c’è da meravigliarsi, quindi, che molti utenti aziendali abbiano recentemente detto a Forrester, in una inchiesta sullo stato dei servizi IT in azienda, che loro hanno scelto il cloud (e non sempre in modo autorizzato …) perché questo è semplicemente “il modo più veloce per fare succedere le cose in azienda”. Apparentemente quindi tutto va bene. La velocità è una bella cosa. Tuttavia, non tutti al vertice sono totalmente felici di un’adozione di nuove tecnologie fatta eludendo strutturalmente l’IT. Infatti, secondo una indagine di Brocade su 200 CIO al mondo, il 90% delle imprese intervistate ha confermato di usare in azienda un qualche tipo di cloud, ma l’83% di loro si dichiara altrettanto consapevole che in azienda esistono anche servizi cloud non autorizzati (il cosiddetto “shadow IT”, qui declinato in sala cloud), il tutto nonostante il fatto che un terzo di queste imprese non consenta (quanto meno sulla carta) l’adozione di servizi cloud senza approvazione da parte dell’IT. Oops. Allora forse abbiamo un problema. Naturalmente, lo stesso sondaggio indica che i CIO si dichiarano ben più preoccupati per la sicurezza dei loro dati rispetto ad altri trend di business e tecnologia quali i Big Data, DevOps e Cloud, e quindi questi CIO non sembrano proprio volersi collocare all’avanguardia dell’innovazione. O forse sono solo (magari comprensibilmente) preoccupati di doversi prendere la colpa se qualcosa dovesse andare storto. Come pensano in molti, le Business Unit sono spesso felici di aggirare l’IT finché tutto funziona bene, ma è probabile che, non appena le prestazioni, la disponibilità e la sicurezza di questi servizi “shadow IT” non soddisfano più le aspettative, saranno poi i CIO coloro a cui verranno fatte le domande più spinose da parte del top management.

La forza irresistibile del cloud

 Vista l’analisi di cui sopra, dopo tutto, l’83% di queste aziende non sembrano preoccuparsi più di tanto di ciò che i loro CIO pensano. Vogliono solo per vedere le cose fatte e vedono l’IT più come un potenziale posto di blocco piuttosto che come un vero e proprio “business enabler”. Però questo, in un’azienda ben strutturata e moderna, non dovrebbe accadere. Mentre i progetti cloud e IT originati dalle business unit appaiono sempre più in aumento, la maggior parte delle aziende dovrebbe comunque cercare modi di operare affinché l’IT continui a svolgere un ruolo chiave nell’adozione delle nuove tecnologie. Se si presuppone che l’IT aziendale, nei suoi report interni, tende regolarmente a sottostimare l’adozione del cloud non autorizzato, diventa invece facile giungere alla conclusione che il CIO andrà ad occupare, giorno dopo giorno, un ruolo sempre meno rilevante in azienda. Questo è un però errore. Mentre è chiaro che l’open source e cloud computing hanno permesso una nuova generazione di dipendenti, manager e sviluppatori di ottenere risultati spesso assai concreti senza coinvolgere l’ufficio acquisti o l’ufficio legale, è però poco auspicabile che questi dipartimenti ignorino completamente l’IT.

Meglio così quindi per l’IT. Però l’IT non deve stare ad aspettare che il brutto tempo (ovvero la “nuvola”) passi e che tutto continui come prima. Secondo molti, il cloud è ormai “the new normal” e non utilizzare il cloud in azienda deve venire un po’ visto come combattere la forza di gravità. Se non si ha una strategia “cloud first” (ovvero che prevede che ogni nuova o rinnovata iniziativa venga innanzitutto analizzata in ottica cloud), se quindi non si utilizza attivamente il cloud o se non si capisce come questo potrebbe inserirsi efficacemente nella propria strategia di servizi IT, si corre il rischio che la nostra azienda venga superata da altre aziende che utilizzano meglio le nuove piattaforme tecnologiche per aumentare agilità e scalabilità. E’ infatti ormai chiaro che il cloud sta diventando la scelta di default per tutti coloro che cercano di costruire nuove applicazioni e servizi. Questa affermazione è sostenuta dalla ricerca dell’analista di Gartner Thomas Bittman (http://blogs.gartner.com/thomas_bittman/2015/03/05/some-perspective-on-the-explosion-of-vms-in-the-cloud/), il quale rileva che il fenomeno delle le macchine virtuali nel cloud pubblico è esploso di un fattore 20x, mentre le VM nei cloud privati sono cresciute “solo” di 3 volte durante lo stesso periodo. Questo è il sintomo del fatto che le nuove applicazioni tendono ad andare verso il cloud pubblico, mentre chi preferisce architetture più tradizionali, sia pur declinate secondo nuovi paradigmi, tende a preferire il cloud privato. Ma le applicazioni nuove che vanno nel cloud pubblico stanno semplicemente crescendo più rapidamente dei rinnovi ospitati nel cloud privato.

In realtà all’IT piacerebbe che la situazione fosse differente e quindi avere un maggiore controllo della propria infrastruttura. Ecco perché c’è tanta attenzione verso il cloud privato come modalità di implementazione dei nuovi paradigmi. Questa è anche una spiegazione al fatto che ci sia interesse per OpenStack. In effetti, molti vedono OpenStack come un sistema operativo completo per data center, quindi un qualcosa che dà agli operatori e alle imprese il controllo completo sull’infrastruttura. La verità è però che, in prospettiva, il cloud pubblico sarà dominante perché risulterà semplicemente più conveniente del cloud privato. Fino a che i CIO non potranno dimostrare di poter offrire lo stesso livello di convenienza nei loro data center, per loro sarà sempre combattere la legge di gravità.

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