Siete manager o imprenditori. Dirigete aziende, team, progetti. Ma la vostra realtà non potrebbe esistere in uno spazio vuoto. La vostra azienda non vivrebbe se non fosse per i clienti, i concorrenti, i mercati, gli strumenti, i sistemi, la tecnologia e tutta la storia alle spalle. Non sarebbe quindi possibile se non all’interno di un ecosistema.
Un business ecosystem è un insieme di imprese, organizzazioni, individui e altre entità che interagiscono in un sistema interconnesso per creare e distribuire valore. Il concetto si ispira agli ecosistemi naturali, dove gli organismi convivono e si influenzano per la sopravvivenza e la crescita collettiva.
Cosa caratterizza un business ecosystem?
- Le aziende non operano isolate. Le azioni e decisioni di una influenzano le altre
- Co-evoluzione. Le imprese evolvono insieme, adattandosi a cambiamenti tecnologici, normativi e di mercato
- In un ecosistema ci sono diversi attori e ruoli: leader, orchestratori, fornitori, partner, clienti, innovatori, regolatori
- Spesso gli ecosistemi si sviluppano intorno a piattaforme (digitali o non) che fungono da fulcro e connettono i partecipanti
- Coopetition (cooperation + competition). Gli attori collaborano per creare valore, ma possono anche competere in determinati ambiti.
Un business ecosystem presenta, in genere, diversi vantaggi: maggiore innovazione condivisa, scalabilità più rapida, migliore capacità di adattamento al cambiamento e fidelizzazione degli stakeholder.
Ecco alcuni esempi pratici:
- Apple ha un ecosistema che comprende sviluppatori di app, fornitori hardware, distributori, utenti, scuole
- Amazon connette venditori terze parti, acquirenti, fornitori di logistica, sviluppatori cloud (AWS), influencer (Amazon Associates)
- Tesla coinvolge produttori di batterie, fornitori di software, stazioni di ricarica, enti governativi
- Trenitalia coinvolge fornitori di mezzi e carburante ma anche punti ristoro e tanti altri prodotti e servizi
Gli ecosistemi mutano, vengono, vanno …
Guardiamo indietro. Apple è nata nel 1976, Google nel 1998, Tesla nel 2003. Hanno 20 anni o poco più e sembra che siano con noi da sempre. Ma siamo certi che saranno ancora così tra 20 anni? E, se no, come faremo? Riusciamo a immaginare un mondo diverso?
Eppure gli ecosistemi cambiano rapidamente:
- Negli anni ’60-’70, c’erano i bigini, riassunti schematici di un argomento di studio, usati dagli studenti per un ripasso veloce o come aiutino sotto banco. Oggi sono stati sostituiti da video, card, slide o contenuti su piattaforme come YouTube e TikTok. E se ne trovano versioni moderne su siti specializzati. Oppure c’è ChatGPT che ci fa il riassunto. Insomma, il business dei bigini non esiste più
- CD e DVD allegati a libri e giornali. Questi progetti non erano possibili alcuni decenni fa, poi hanno prosperato e infine, con l’affermarsi del web, sono diventati insostenibili
- L’ecosistema dei giochi da tavolo era ampio e redditizio. La combinazione di negozi di giocattoli e pubblicità televisive lo rendeva sostenibile. Ma oggi quasi tutti giocano sullo smartphone o in console oppure online
- Anche la stessa Google, con Ads e SEO, è in allarme. Google ha tratto profitto dalla creazione di un enorme ecosistema di ricerca e dalla vendita di piccole porzioni di esso agli inserzionisti. Molte aziende e progetti hanno prosperato grazie al traffico organico o a pagamento ottenuto da miliardi di persone che effettuavano ricerche. Oggi è tempo di AI e molti vogliono la risposta pronta, precotta e senza andarsela a cercare. Il traffico di ricerca è in calo e probabilmente non tornerà ai massimi livelli. L’AI sta stravolgendo rapidamente un ecosistema che sembrava destinato a durare per sempre.
Facciamo un altro esempio. LinkedIn è nata nel 2003 e, secondo alcuni analisti, potrebbe cambiare parecchio nei prossimi 3–4 anni:
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Da vetrina professionale a hub per il lavoro, da semplice curriculum online a piattaforma multifunzionale:
- Marketplace globale del talento (freelance, remote, ibrido)
- Piattaforma di recruiting potenziata dall’AI (abbinamenti tra candidati e aziende)
- Ecosistema per la crescita professionale (learning, mentoring, formazione)
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Adozione massiccia di AI, quindi:
- Profili generativi (bio, esperienze, descrizioni scritte dall’AI)
- Suggerimenti per contenuti, connessioni, annunci di lavoro
- Assistenza virtuale per candidati e recruiter
- Analisi predittive su chi cambierà lavoro, chi è in crescita, chi è a rischio
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Evoluzione del personal branding:
- Spazio a creatori di contenuti, video, podcast e newsletter
- Nuovi algoritmi per la distribuzione dei post con più visibilità per contenuti utili, autentici e pertinenti
- Forme ibride tra curriculum e storytelling per i professionisti
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Formazione integrata e continua, grazie alla domanda crescente di upskilling/reskilling:
- Corsi e micro-corsi certificati
- Aggancio tra formazione e opportunità lavorative
- Integrazione con università, bootcamp, aziende.
Sono stato uno dei primi italiani a iscriversi su LinkedIn e lo uso tutti i giorni dal 2004. Senza LinkedIn, la mia attività non esisterebbe così come la si conosce o dovrebbe venire ridisegnata. Ma non è ragionevole ipotizzare che LinkedIn sarà sempre qui con noi, immutato e immutabile.
Ci stiamo preparando?
Dobbiamo prepararci all’inevitabile cambiamento. Nel nostro ecosistema ci sentiamo a nostro agio. Però dobbiamo accettare che gli ecosistemi vanno e vengono e concentrare le energie su come un prossimo ambiente ci darà la possibilità di fare il nostro lavoro. Magari in modo diverso, ma comunque importante, che offra valore ai clienti che ci tengono e a cui teniamo. Le parole chiave sono valore e clienti. Il resto è contorno. Ne vogliamo parlare?
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