Cento CV inviati. Nessuna risposta. Come mai?

Non c’è niente di più scoraggiante di rispondere a numerose offerte di impiego e ottenere, come unica risposta, il silenzio. Cento CV inviati. Nessuna reazione. Come mai?

Sono spesso su LinkedIn e mi capita di imbattermi in post di candidati frustrati che dicono:

  • I job post sono fasulli, non c’è vera necessità di assumere. Forse qualcuno lo sarà (so che qualcuno pubblica annunci solo per far vedere che l’azienda è in crescita) ma, siccome la maggior parte degli annunci è a pagamento, è improbabile che si vogliano regalare soldi a LinkedIn. La stragrande maggioranza degli annunci è sicuramente reale
  • I job post servono solo per collezionare CV. Forse, ma è un modo costoso di raccogliere informazioni. E poi, per che farne?
  • I job post servono solo per contattare candidati a cui vendere qualcosa. Può darsi (ho letto di questi casi), ma, anche questo pare un modo costoso (e rischioso) di procedere
  • I recruiter aziendali sono incompetenti e incapaci di valutare le vere professionalità del candidato. Questo è il commento più frequente ed è certamente vero in alcuni casi. Non possiamo però ipotizzare che il recruiter aziendale incaricato della selezione di un programmatore Java conosca Java meglio del candidato. Quasi sempre non è in grado di sostenere un colloquio tecnico e di correlare le varie tecnologie, con il rischio di prendere strafalcioni se si avventura in discorsi troppo complessi. Ma non tutti i recruiter aziendali sono ignoranti. E se ignorano Java, il loro compito non è quello di sostenere un colloquio tecnico bensì di capire se la persona ha le caratteristiche (soft skill e, almeno sulla carta, hard skill) per farla passare alla fase successiva. Insomma, fanno selezione. Sono la porta d’ingresso. Un interlocutore difficilmente eliminabile. Meglio imparare a conviverci
  • Idem come sopra, ma questa volta riferito alle agenzie di selezione. Anche questa mi pare una grossolana semplificazione. È ovvio che ci sono agenzie e recruiter più professionali e competenti a altri meno. Però, leggendo i post dei candidati frustrati, sembra che gli head hunter si divertano a scartare candidati validi. Non è così. I recruiter guadagnano se riescono a piazzare un candidato. Non avrebbero motivo di scartare un profilo valido. Loro operano in una logica win-win con i candidati interessanti mentre hanno poco tempo da perdere con quelli che non ritengono funzionali ai loro obiettivi
  • I sistemi software ATS (Applicant Tracking System) di gestione delle candidature scartano candidature anche valide. Forse, ma, innanzitutto questi sistemi sono pilotati da persone, quindi, magari, il problema è nella persona che li guida (vedi punti precedenti). L’ATS è inoltre un male necessario in quanto non è pensabile che un recruiter gestisca manualmente migliaia di candidature. Dobbiamo imparare a conviverci. La domanda fondamentale è un’altra: come mai il nostro profilo non è stato evidenziato dagli algoritmi dell’ATS?
  • L’Intelligenza Artificiale non è in grado di valutare correttamente le professionalità del candidato. Solo un colloquio di persona lo è. Questo è probabilmente vero (ma poi ricadiamo ai punti precedenti in cui si sostiene che i recruiter non ne sanno), ma non è pensabile che, a ogni candidato che invia un CV, venga offerto un colloquio di persona. E poi, se il vostro CV non passa alla fase successiva, è perché passa quello di qualcun altro. Sarebbe quindi utile chiedersi il perché

6 spunti per cercare di capire

Proviamo invece a cercare di scoprire i motivi alla base di questa pletora di domande di lavoro senza risposta e a proporre alcuni suggerimenti per migliorare i risultati della ricerca. Potrebbero infatti esserci più fattori che contribuiscono al problema. Comprendendo più approfonditamente il processo e implementando strategie mirate, si può modificare l’approccio e aumentare la percentuale di risposte positive:

  1. “Spray and Pray”: È il metodo mitragliatrice, sparare pallottole (CV) ovunque e sperare che qualcuna di queste colpisca nel segno. È inutile, anzi dannoso. Dopo un po’ tutti si ricorderanno (negativamente) di voi. Inviare rapidamente innumerevoli CV a tutte le posizioni aperte (caso tipico: sei un amministrativo e invii una candidatura per un job da programmatore o viceversa) raramente produce risultati positivi. Dimostrerete solo di essere disperati e di muovervi a caso. Di non essere smart
  2. Ignorare i sistemi software: L’ATS e l’AI svolgono un ruolo fondamentale nel processo di assunzione. La mancata ottimizzazione del CV con parole chiave pertinenti può far sì che alla vostra candidatura venga data bassa priorità (sia dall’ATS, sia dai recruiter). Meglio usare l’annuncio di lavoro come riferimento. Se il datore di lavoro sta cercando un professionista competente nella Data Analysis, inserite l’espressione Data Analysis (ammesso che lo siate e che sia un settore a cui puntate!) nel CV. Il CV e profilo LinkedIn devono quindi contenere tutte le competenze (le parole) giuste per gli incarichi a cui puntate
  3. Mirare ad alcune aziende: È una strategia essenziale per chi cerca lavoro. Identificando le aziende per cui vorreste lavorare e comprendendone esigenze ed approccio, potrete personalizzare la job application e provare a distinguervi. Iniziate facendo un elenco delle aziende per voi interessanti. Verificate i loro annunci. Fate ricerche. Scopritene i valori e cosa cercano in un collaboratore. I loro responsabili noteranno la differenza tra un candidato che personalizza la candidatura e uno che si limita a bombardare di CV
  4. Curate il vostro Social Personal Brand: Nell’era digitale, quando si tratta di cercare lavoro, è sempre più importante una forte presenza sui social media, in particolare su LinkedIn. La qualità del vostro Brand può influenzare notevolmente le possibilità di passare alle prossime fasi. I datori di lavoro guardano i profili dei candidati per farsi un’idea in relazione a storia professionale, competenze e reputazione. Trascurare di coltivare una presenza convincente su LinkedIn è dannoso per una ricerca di lavoro e dà l’impressione di mancanza di iniziativa e professionalità. Prendetevi il tempo necessario per ottimizzare il vostro profilo, evidenziando risultati e competenze e interagendo attivamente con i protagonisti del settore
  5. Sciatteria: È fondamentale esaminare attentamente il CV (ed eventuali documenti accompagnatori) prima di inviarlo, poiché errori di battitura, ortografia o sintassi possono favorire un rifiuto. Per garantire l’accuratezza, a parte l’ovvio (ma non sempre usato!) correttore ortografico, abituatevi a controllare più volte e fatevi assistere da un amico fidato che possa identificare gli errori a voi sfuggiti
  6. Cattivo tempismo: La tempestività è fondamentale quando si tratta di cercare lavoro. Essere proattivi può dare un preciso vantaggio competitivo. LinkedIn è una risorsa preziosa in tal senso poiché consente di tenere traccia di quando sono state pubblicate le offerte di lavoro. Rimanendo aggiornato sugli ultimi annunci, ricevendo notifiche via mail e controllando regolarmente le posizioni aperte, potrete essere tra i primi candidati, aumentando la probabilità di ottenere la posizione desiderata. Impostate dei job alert, restate vigili e siate pronti a cogliere rapidamente le nuove opportunità

Cercare lavoro è esso stesso un lavoro

Ricordatevi: se arrivano 100 candidature per un ruolo, nel migliore dei casi avremo 1 vincente e 99 perdenti (nel peggiore: 0 e 100). Non c’è quindi spazio per lo scarso impegno, la sciatteria, la mancanza di ricerca. Nessuno dei candidati è un Cristiano Ronaldo capace di mettere la palla in porta bendato, marcato stretto, di sinistro e in rovesciata. Solo dando il meglio e operando nelle condizioni ideali potrete puntare al risultato.

E se va male? Analizzate la vostra tattica, cercate di capire cosa è andato storto e migliorate il vostro processo. Se necessario, un rifiuto dietro l’altro. Ne vogliamo parlare?

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